Scuola chiusa, pandemia: scoraggiamento, ma subito tanta voglia di non staccare il filo con i nostri studenti in qualunque modo e maniera si possa fare. Sopraggiunge la DaD e l’ ”odi et amo” verso questa nuova forma.
Lungi dal poter essere sostitutiva del rapporto formativo che si costruisce in classe attraverso uno scambio culturale e umano, in essa si possono comunque trovare alcune strategie da poter ricalibrare e sperimentare anche nella normale prassi scolastica a cui tutti noi, docenti ma in primis studenti e anche genitori) non vediamo l’ora di ritornare.
I presenti lavori nascono dal problema di assegnare dei compiti agli studenti che non subiscano “inferenze esterne”, che evitino lo “scopiazzamento selvaggio” tra alunni o il copia-incolla di materiali trovati sul web. Dopo avere seguito alcuni webinars in merito, nelle classi 4 C e 4E abbiamo sperimentato un cosiddetto “compito autentico” che coniugasse le conoscenze acquisite (in questo caso di Latino) , le competenze e le abilità degli studenti.
Sulla scia di quanto proposto al Premio Nuccia Grosso, gli alunni si sono calati nella parte di avvocati di accusa o di difesa di un personaggio delle opere virgiliane, costruendo un’arringa (secondo il modello fornitoci da un avvocato e secondo quanto imparato dalle orazioni ciceroniane) che tenesse conto della ricostruzione dei fatti ( pertanto occorreva conoscere i testi) e della loro interpretazione anche secondo una lettura degli attuali codici civili e penali o i riferimenti alla Costituzione.
Alla fine gli studenti hanno realizzato video in cui, ognuno a suo modo, ha pronunciato l’arringa: alcuni hanno tenuto un’actio compita con giacca e cravatta, altri si sono messi in gioco riproponendo un finto tribunale romano domestico. Tutti, in ogni caso, hanno sperimentato un modo alternativo di approccio allo studio, metodo che nel bene e nel male rimarrà come una esperienza formativa e che –spero- farà avere memoria per sempre dell’opera di Virgilio.
Adriana Valenza ( docente Latino classi 4C e 4E)